Friday, September 16, 2005
Inizia la stagione del ROSSO. Rosso come il sangue, la rosa, il calore. Rosso come la speranza di un autunno pieno di passione e, prima di tutto: rosso come il vino, la bevanda che più di tutte le altre si merita un secondo pensiero.
In Piazza Pitti gli omìni parlano di vecchi ricordi di tempi passati, quando si stava meglio perchè si stava peggio, quando c'erano mezzi stagioni e quando l'uva sapeva di uva. C'è Stoppa che quando era giovane aveva i cappelli così biondi che sembravano stoppa, c'è Gigi che con il suo nasone nobile e fronte bello alto (più o meno fino al collo) che esercità la sua specialità: parlare e mangiare alla stessa volta. Spesso il vino è un Rosso di Montalcino, un Morellino di Scansano o un Chianti. Vini toscani ovviamente. Un vino buono e molto conveniente qualità-prezzo e Le Volte di Ornellaia che praticamente è lo stesso vino del Ornellaia (vincitore di tantissimi premi e molto costoso) solo che è più giovane. Un vino per poveri studenti che non vogliono distruggere il proprio palato con vini economici spesso di pessima qualità. (La mia nuova compagna di casa, anche lei svedese, è andata al Esselunga il primo giorno appena arrivata a Firenze, a comprarsi 5 cartoni di Tavernello!)
La cultura del vino non contiene soltanto il bere, assaggiare, parlare di sapori, nomi e case vinicole. Ma, bisognerebbe proprio vivere la quotidianità dei consumatori per capire la vera anima del vino. Se il vino ha un'anima vuol'dire, o se l'anima del vino appartiene a chi lo vive, cioè i bevitori, e allora torniamo al punto di arrivo, del bere, parlare, assaggiare. E' un circolo chiuso e impossibile da comprendere pienamente.
Quindi, io dico: godetevi una bella coppa di vino (visto la stagione in arrivo: rosso) e rifletteteci per qualche minuto, un'ora, un'anno oppure non smettete mai a prendere una pausa per pensare alla vita, la vostra o in generale oppure pensate alla vita della cultura della bevanda di un tempo che fu, di ieri ma anche, e sopratutto di oggi.
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