Monday, September 24, 2007

Nel momento in cui si parla di vino è importante che ognuno partecipe della discussione ha un linguaggio che corrisponde a quello degli altri. Questo, per non confondersi e finire in una discussione senza senso. La classificazione dei diversi gusti, profumi, come il vino si presenta visivamente e in contatto con i sensori tattili è un linguaggio piuttosto complesso. Questi parametri comuni sono stati elaborati da enti professionali producendo diverse schede e scale di degustazione.

Un primo esame visivo distingue il modo in cui il colore si presenta in contatto con la luce, in altre parole, la sua limpidezza, trasparenza e tonalità. La trasparenza e la limpidezza hanno diversi livelli nominati in modo preciso per una corretta classificazione. Per quanto riguarda la tonalità del colore rosso, si può distingue tra un rosso violaceo, un rosso rubino e un rosso granato. Nel caso che il vino è bianco, i colori da esaminare sono per esempio: bianco carta, giallo verdolino o giallo ambrato. In seguito, l’intensità e la vivacità del colore sono anch’essi contrassegnati in modo di stabilire il colore esatto del vino.



Anche per l'’esame olfattivo sono usati termini precisi. Si tratta dell’intensità, la qualità e la complessità del profumo prima di procedere con la distinzione della sua natura. La classificazione della natura del profumo è il momento in cui il degustatore ha una più gran libertà. È in questa fase che si possono sentire parole come: sentori di cioccolata, liquirizia, paglia o cuoio, parole che per un orecchio principiante possono sembrare fuori luogo. Il professionista deve però saper classificare i diversi sentori entro un quadro non troppo vago.

Un fatto interessante è che i diversi tipi d’uva hanno d’origine i propri gusti tipici. Il Cabernet franc ha spesso un sentore di peperone verde, il Sangiovese, se giovane, di ciliegia e frutti rossi. Vini che hanno fatto una parte dell’invecchiamento in barriques di rovere francese, hanno normalmente un sentore di vaniglia e spezie e così via.

Successivo ad un esame talmente complesso il degustatore ha già un’idea di ciò che va ad assaggiare. L’esame che per molti di noi è quello decisivo, quello gustativo, ha così un posto secondario ma non, per questo, meno importante. È in questa fase che si decide se gli elementi duri e quelli morbidi sono in equilibrio e dunque capire se un vino è piacevole oppure non. Per quanto riguarda l’alcolicità si dice per esempio, che un vino è caldo o leggero. È possibile che la morbidezza Ë chiamato rotondo o pastoso e l’acidità si distingue come fresco. La tannicità, presente solo nei vini rossi, potrebbe essere duro o astringente mentre per il corpo si usano termini come robusto e carnoso oppure leggero.



Una tale precisione della degustazione potrebbe sembrare molto tecnico e poco soggettivo perdendo la sensazione originaria di piacevolezza. È vero che il linguaggio sia importante ma più per i degustatori professionisti che per il principiante appassionato che vuole avvicinarsi al vino.

Nella nostra società moderna non siamo più abituati ad usare i nostri sensi e bisogna riabituarci ad annusare, guardare, sentire e degustare. L’importante è aprire i sensi e pensare alla bevanda di Bacco come quello che in realtà è: un prodotto che attraverso le tecniche d’agricoltura ed enologia si presenta nel suo bicchiere come una porzione di cultura in forma liquida.

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